A pesca con il vivo e il Sabiki sul relitto : un metodo smart e redditizio

Da anni pesco in profondità sui relitti con un metodo un po’ particolare, che mi sembra doveroso condividere con voi, per ringraziarvi del vostro affetto e della costanza con la quale mi seguite.
Molte volte mi è capitato, giunto su relitti o scogli profondi, di calare il Sabiky per procurarmi l’esca per poi insidiare predatori di fondo come: pesci San Pietro, ricciole, cernie di profondità, scorfani o grossi gronchi. Calando la filosa mi è accaduto di ricevere mangiate direttamente sul pesce che aveva appena mangiato; con il risultato, nel 60% dei casi, di strappare il Sabiky: troppo leggero per questi predatori.
Da queste esperienze e, reduce da un confronto con alcuni pescatori giapponesi, ho cercato di mettere a punto una tecnica, che ad alcuni non sembrerà poi una grossa novità ma che…vale la pena dargli un’occhiata.
Il principio base deriva dal mescolare qualche tecnica nota: la pesca con il Sabiky, il bolentino e la traina con il vivo. Dall’unione di questi ne è scaturito un modo di pescare che si esegue a scarroccio, effettuando alcune passate su un punto interessante, facendo solo una calata per passaggio, tutto chiaro no…. ?
Veniamo alla spiegazione vera e propria:
La teoria è quella di costruire un terminale in grado di attirare i pesci esca, che mangeranno e verranno lasciati sul fondo per attirare i predatori più grandi, i quali mangeranno e rimarranno allamati su un amo a loro dedicato.
La Chiave: la montatura
Premesso che questa pesca viene da me praticata a profondità che variano dai 60 ai 250mt di fondo, il trave che utilizzeremo dipende dal tipo di pesci che vorremo insidiare, per questo motivo varierà nel diametro dallo 0,50 al 100.
Quindi con un buon fluorocarbon realizzeremo un terminale, che a seconda della lunghezza della canna che utilizzeremo, varierà dal 1.80mt ai 3 mt, e verrà attaccato al trecciato che avremo in bobina mediante una generosa girella a cuscinetti che dovrà scaricare molto: da qui l’esigenza di utilizzarne una molto valida.
Successivamente su questa trave fisseremo, con un nodo “Palomar”, una serie di ami “Cyrcle” alla distanza di 35/40 cm uno dall’altro, con, ovviamente, la punta dell’amo rivolta in su.
Fatto questo arriva il bello. Dobbiamo fissare, adesso, su questo amo, un altro con un bracciolo microscopico, non più di 2 cm, che avrà collegato un ametto dressato da Sabiky.
Le possibilità di fissaggio sono due, entrambe ugualmente valide:
o legare il bracciolo al gambo dell’amo grosso
o inserire una girella nella parte concava del cyrcle, fissata da due stopper, al quale fisseremo il braccioletto.


Le parole sono sicuramente una bella cosa ma, le foto allegate all’articolo, saranno più semplici e sicuramente più esaustive.
Considerato che questo procedimento metterà a dura prova i vostri occhi e la vostra pazienza, vi consiglio, soprattutto all’inizio, di utilizzate, per attirare il pesce esca, dei braccioli cannibalizzati da altri Sabiky oppure montare dei piccoli ami, sui quali innescherete delle gommine da rock fishing, sappiate però, che la vostra soddisfazione sarà mille volte più grande, se realizzerete voi stessi li dressing dei vostri ametti.
La domanda che più spesso mi viene fatta dalle persone che porto a pescare è: “Ma non si farebbe prima ad innescare con un pezzettino di esca naturale sugli ametti?”
Ovviamente sì, ma considerate che:
Per prima cosa una passata profonda è faticosa, e tirare su e giù per controllare che l’esca naturale non si sia disinnescata o che non ce l’abbiano scippata è uno spreco di energie e di possibilità di cattura.
Non sempre si ha la possibilità di avere l’esca fresca.
È paradossale, a mio avviso, usare dell’esca per fare l’esca per poi pescare: il Tataky, il Sabiky e le matassine per le aguglie, sono una conferma di quello che ho appena asserito.
Non sempre si ha voglia di sporcarsi le mani con pezzi di gamberetto o calamaro ecc.
Al sottoscritto, in questo frangente, dà molta più soddisfazione inventarsi un’esca e pescare senza esca naturale!!!
Per chi avesse velleità da auto costruttore vi do qualche indicazione di massima su come costruirsi gli ami per l’esca.
È indubbio che le aziende producano delle amettiere eccezionali, ma la soddisfazione di costruire gli ami che ci daranno le catture è impagabile e molto più economica.
La base per costruire queste esche deriva dalla realizzazione delle mosche, per chi fosse avvezzo a questo tipo di pratica, sarà uno scherzo.
Materiale occorrente:
Una morsa, ami a gambo lungo, un bobin knotter, del materiale per il dressing delle mosche (tra tutti io preferisco il crystal flash) e, in ultimo, ma sicuramente il più importante, della pelle di pesce essiccata; personalmente utilizzo quella dell’Harimitzu.
Partiamo inserendo un amo a gambo lungo in un morsetto per costruire le mosche, o per chi non lo avesse in una semplice morsa, inseriamo qualche filamento per il dressing delle mosche e appoggiamoci sopra la pelle di pesce pre-tagliata a coda di rondine, a questo punto non ci resta che serrare il tutto, utilizzando il bobin knotter e… il gioco è fatto…. Semplice no? Facile a dirsi un po’ meno a farsi… Mi raccomando sbizzarritevi con i colori per trovare la combinazione più “pescosa”.
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Attrezzature
Personalmente quando faccio questa pesca in solitario vado sempre con due canne, una più corta, dove metto alla fine del terminale un artificiale, un inchiku, un kabura o addiriturra uno slow pitch, che terrò in mano animandola per tutto il tempo, e una più lunga con un piombo, che farò lavorare fissa in murata, un pelo staccata dal fondo.
In bobina dei nostri generosamente capienti mulinelli, metteremo del trecciato di altissima qualità; perché dovremo avere il minimo diametro, per essere meno influenzati da scarroccio e deriva, ma con la massima tenuta, dato che pesci cattivi e pesanti, potrebbero essere all’ordine del giorno.
Ecco le mie scelte per l'attrezzatura
Per semplificarvi la vita ecco tutto quello che vi serve per fare questa pesca con il link per acquistarla su www.andateapescare.it al miglior prezzo possibile
Il miglior sabiki da utilizzare: Sabiki Sasame S-873 UV RUBBER SABIKI
Ami: Sasame light circle — oppure Sasame f-400 light ST misure da : 1/0 a 5/0
Fluorocarbon: Sasame Samuline super hard Diametri da 0.40 a 0.90
La girella Giusta: per il trave: Sasame Girella Sasame ball ballbearing 310-C Misura 4 o 5
La girella giusta per montare i sabiki sul cyrcle: Sasame 200 f Misure 7 o 6 max 5
le canne giuste per questa tecnica:
Canna lunga : Artico LA CENTOCINQUANTA misura 4 mt
Canna da manovrare corta Adagio azione 3
In arrivo una nuova canna da 2.80 per il bolentino col vivo, non perdetevi il mio ultimo super progetto, stay tuned !!!
Mulinello rotante, piccolo e potente: Omoto Talos 10 sinistro

Andiamo a pesca
Ora che il nostro terminale è pronto e le attrezzature settate; non ci resta che vedere come effettuare la pescata… quindi…. Andate a pescare, andate a pescare e andate a pescare!!!
Per prima cosa individuiamo lo spot, sia esso un relitto o uno scoglio profondo, giunti sul posto dovremmo analizzare alcune cose: lo scarroccio, per decidere le passate, la corrente presente sul fondo e individuare in che punto ci sono le marcature di foraggio.
Appurato questo cercheremo di calare sopra scarroccio le nostre lenze per finire nell’esca, una volta ferrati i nostri pesciolini, siano essi castagnole rosse, sugarelli, booghe ecc, dovremo mantenere la passata sventolando le nostre esche, vedrete che le mangiate, per la maggior parte, arriveranno non appena ci staccheremo dal branco compatto, non cedete alla tentazione di recuperare appena passate le marcature, ma attendete…
In Conclusione
Questa pesca non è altro che l’unione di alcuni fattori vincenti di altre tecniche, ma sa essere molto divertente, non estremamente sfiancante e soprattutto generosa.
Non mi resta che augurarmi che la proviate, con ottimi risultati, ed augurarvi buona Pe….rmanenza in mare.
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